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lunedì 25 gennaio 2016

L’OMBRELLO







....Ma non piove mai?
Ti sbagli amico
ecco che arriva!
Fede e pazienza.
Improvvisamente
Si scatenò un diluvio
Si sforacchiò il tessuto
Un impetuoso vento
Lo fece volare in alto nel cielo
Uscì un mormorio dalla sua bocca
Attraversò le nuvole
Si trasformò in barca
E navigò felice verso le stelle.

martedì 19 gennaio 2016

MI SENTO RULLARE


       

Mi sento rullare in petto un cuore
di Titano, come i Miti che imperavano
sull'orbe selvaggio quando vulcani
roventi e l'Oceano ancora fumoso
per interni focolai ammorbavano l'aria.
Rosseggia l'aurora ai primordi del
Mito, anticipando leggi civili e esatta
ragione.

Imbraccio la mia cetra e con il corpo

affondato nell'erba molle, uno stelo
di papavero fra i denti, adoro le calme
del cielo che irradia calore e mi faccio
poeta....
Un fuoco prepotente e superbo mi invade;
non so dove io finisco, la mia pelle, la mia
mente e dove inizia il resto del cosmo,
della Natura, quel tutto.
ll Sole invade le arterie e una metamorfosi
è in atto.
Un mutamento, un dinamismo vitale, gioia!
I miei denti e mani predano ancora ogni
frutto, ogni realtà bella che si possa toccare.
La mia poesia è un pulviscolo di momenti
d'oro, di sprazzi assolati, di note sospese
e trafitte come farfalle e chiamo tutte le anime
alla festa.
Il mio paesaggio è uno stato d'animo, mi
incanta il simbolo, con il suo linguaggio di
sogno. Mi lascio permeare dalla favola.
Tutto è favola; è la felicità che ha la
Natura per culla e il Mito per colonna sonora.
Sento la poesia come un santuario e io,
da povero novizio, non posso che inginocchiarmi
davanti a una grandezza amica.


BARCHE CAPOVOLTE





Un'anima senza amici
chiese di esser conosciuta
ma fu ingannata
All'unisono grida sommesse
in un concerto funebre
e bisbigliavano le foglie
Quasi un chiacchericcio
di anime morte
ai margini di un sogno
Volere tanto
e non poterlo avere.
Camminare
in cerca di occhi
che accarezzino il viso
Occhi che entrano nell'intimo
e scuotono l'anima
Leggere ombre
mi rapiscono
per trascorrere
con me le ultime ore.
Un caldo fiato
sfiora il collo
ma è un flusso nell'oscurità
Risuona alle mie orecchie
come una voce
nell'alta marea
ma vedo solo
barche capovolte.


Gianni Gualmini
20/09/15

ANCHE LE STELLE MUOIONO







E' sparito lo spazio dove un tempo ci si sedeva. Ma fintanto che esistono due scarpe si può stare in piedi. Il tempo è più grande dello spazio. Lo spazio è la cosa e il tempo è l'idea della cosa.
La vita è la forma del tempo. Tutto si coagula. Anche le onde, il suolo, Sembra che la terra non sia rotonda ma lunga. L'onda si frange sulla sabbia come rughe sulla fronte. Terra e onde sono più corte della fila dei giorni e delle notti. Poi è fitta nebbia.
Cento volte più lunghi sono i pensieri della vita e della morte. Più lungo assai è il pensiero del Nulla. Ma laggiù è impossibile che l'occhio possa arrivare.
Soltanto nel sogno è concesso agli occhi di abituarsi alla casa. Sogni profetici o malefici a seconda di chi dorme.

Rive deserte e piazza vuota. Uno scordato pianoforte accompagna in sottofondo l'incerto ballo delle maschere.
Come posso cantare le dolcezze del mondo di cui era colmo il cuore se ho la gola piena di gemiti? Come posso concedermi a queste ore, di cui mi è sorella la musica, se qualcosa mi uccide le parole e mi ruba le note.?.
L'amore, i dolci ricordi, le festose serate: tutto si disperde.

E le stelle muoiono.

Tento di riaccendere tutte le luci del mio abitato per snidare i fantasmi pietrificati e risoluti a rimanere con me e nel mio mondo, così ben delineato ad ogni passo di un cammino ostacolato e tormentato come lo può essere un'impervia mulattiera dell'esistere.
Illusione di essere riamati allo stesso modo di come una rondine crede alla primavera. La migrazione interiore, che sin da tempi passati, valica la vita, duna dopo duna, è ben lontana dall'apprestarsi ad attraversare traguardi di fine della sofferenza.
Sommesso tramestio di lievi pensieri, descrizioni del reale, lento cadere di una foglia , accostamento metaforico a una parte di me che se ne sta andando. Illusione di speranze, di dolcezze che parevano approssimarsi fra le pieghe di un vestito nuovo, fraganza e sapore del frutto vivo e così pieno di tutti i miei ieri.
Elimino tutte le velature che tendono ad oscurare la luna, per renderla più luminosa, perchè come la luna, mi sento protagonista di tutte le ore che vivo, accatastando pensieri su pensieri, congetturando su palpiti ormai sopiti e su favole senza lieto fine.
Vorrei assomigliarle, attento alla oscura insidia che ogni notte mina il nitido chiarore della sincerità. Coniugo innocenza e contaminazione. Esprimo  l'incanto quotidiano di forze della natura attraversate purtroppo da germi di corruzione, delle stagioni che si chiudono in se stesse per aprirsi come corolle solari al richiamo della rinascita vegetale, delle costellazioni che alternano, col loro freddo ribrillare, metafore siderali ed esplosioni stellari dense di calore e di sconvolgimenti, fino a concentarsi nel microcosmo dell'anima, creando una minuscola foglia sospinta da una forza rigenerante della sua verde linfa.
La mia innocenza non è solo quell'aria da bambino un po' scontroso, quel mio arrendersi allo sconforto per allontanare l'idea di un coinvolgimento altrettanto letale nella vita da adulto che è consumazione quindi pensiero stesso di finitezza del mondo delle cose, degli affetti ed appunto negli interstizi di queste cose scopro la tana del tarlo che rode a poco a poco questa mia innocenza.

Anche le stelle muoiono.




Senza parole 
senza fiato.
Senso di frustrazione.
Ti senti impotente
all'abbandono.

L'amore spesso
ti ruba la dignità.
Ma a che serve perderla
se poi ti senti vuoto
e non t'interessa più nulla?

lunedì 11 gennaio 2016

BELLEZZA







Bellezza sei vagabonda sulla terra,
e non hai casa sull'isola lontana
o in città perdute dove ricchezza e gioia
e tutte le Muse sorridono.
Eppure le Muse sempre ti nutrirono
con amore e ti seguirono per ogni terra;
e il tuo calice difesero dall'assetato tempo.
Sei vagabonda, Bellezza! Come i raggi
che ora sui platani, ora sull'assonato lago 
velocemente scorrono o pigramente indugiano,
a volte molti insieme a volte soli.
Ti chiamai o mia ansiosa creatura, e tu
ti volgesti, dicendomi qualcosa,
forse sparigliandomi i capelli sulla fronte,
dicesti che nessuno preferivi a me.
In tante forme splendenti sei apparsa,
e in molte lingue dolci hai parlato:
Bellezza! I tuoi incantesimi col cuore li
ho sentiti, soffrendo quando mi legavano,
penando quando mi scioglievano.

venerdì 1 gennaio 2016

POESIA A BOCCA CHIUSA





Cisterne di morte acque
Fragili parole
Logorate dal tempo
E’ una poesia a bocca chiusa
Melma limo contaminato
Ansie incontrollate
Galleggiano nel marasma
Nel pozzo nero
Affiorano dita
E’ un continuo di ritorni poetici
Cingono il corpo e la mente
Circoli concentrici avvolgono
E danno sollievo
Come l’ape satura prima il giardino
e poi svolazza alla ricerca di altro miele.

AMNESIA






Il buio silente in noi
non suscita luce.
Penetra in affrante viscere.
Tremano templi ideologici.
Fasci di raggi sfumano.
La parola nulla più esprime.
L'amnesia ha invaso la notte.
E la sua mano 
non ha bussato alla porta.
Sentieri ombrosi
non esistono più.
L'universo ormeggiato
nel lago dei respiri
è svanito.
Il tempo trascorre ancora
tra rotte finestre.
Passi sconosciuti.
Tracce dei loro resti
dentro vocabolari 
di carte morte
decidono i destini.