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giovedì 17 dicembre 2015

VIVERE E PENSARE







Non possiamo vivere e pensare se non spezzoni di tempo che s'allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono. La continuità del tempo possiamo ritrovarla solo nei romanzi d'epoca in cui il tempo non appare più come fermo e non ancora esploso. Un'epoca che è durata su per giù cent'anni e poi basta.
Queste erano le riflessioni che gli frullavano in testa in un umido e grigio pomeriggio di novembre, passeggiando nel centro della sua città.
Era parecchio  che mancava. Molte le novità che lo lasciavano ammirato o perplesso. 
E' interessante ed istruttivo ritornare in luoghi da dove manchi da molto tempo.
Mano a mano che passeggiava ritornavano alla mente particolari che risvegliavano ricordi e sensazioni. E gli sovvennero i motivi per cui si  era allontanato dalla città che amava. Amore, disillusione e abbandono. Un po' le solite cause. Ma quella volta era stanco, molto stanco.
Era fuggito per l'ennesima volta. La paura di tempeste in arrivo che lo avrebbero sconvolto. Quella maledetta ansia di non riuscire ad affrontare la realtà lo portava a nascondersi.
Dall'alto di quella fragile instabilità iniziò a percepire cupi boati. Faticava a socializzare. Il fatto stesso di passeggiare a contatto di persone sconosciute lo agitava e inebetiva.
Gli tornava alla mente chi gli aveva rubato il cuore e glielo aveva restituito insanguinato. Un rosso speciale che si era perso in un oscuro sentiero.
La dimensione del tempo si era frantumata.
Buio nell'anima, amore tormentato, rabbioso, furioso....folle. Quel giorno l'effimera luce che lo aveva invaso sparì come d'incanto. Vedeva la città deserta, freddi interiori, brividi di febbre l'invasero. Incredulità e desolazione, notti fredde. Guardava le stelle e si  diceva: Ma brillano ancora! Segno che la vita nonostante tutto sarebbe continuata.
Il teatro era vuoto.
Questa immagine sospesa lo accompagnava per molto tempo. Vedeva e non voleva vedere. Calanti nebbie su anneriti tetti completavano il quadro di quei momenti.
Un filo d'erba fu strappato ancor prima di crescere. Fiore appena sbocciato e già appassito. Al gabbiano tarparono le ali. Non potè più volare e morì.
Capì che la mèta era irraggiungibile e si fermò.
Questi erano i motivi per cui si era allontanato da quella città e piombando in un abisso ancora più profondo.
Ma i casi della vita lo indussero a ritornare. Quanto fu arduo resistere alle tentazioni! Il richiamo delle origini era forte. Il desiderio impellente ma resistette. Ritemprò la mente e il cuore. Rimase un dolce ricordo delle cose belle che per fortuna spesso e per quello spirito di conservazione che ci accompagna ci aiuta ad andare avanti.




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