Non possiamo
vivere e pensare se non spezzoni di tempo che s'allontanano ognuno lungo una
sua traiettoria e subito spariscono. La continuità del tempo possiamo
ritrovarla solo nei romanzi d'epoca in cui il tempo non appare più come fermo e
non ancora esploso. Un'epoca che è durata su per giù cent'anni e poi basta.
Queste erano
le riflessioni che gli frullavano in testa in un umido e grigio pomeriggio di
novembre, passeggiando nel centro della sua città.
Era
parecchio che mancava. Molte le novità che lo lasciavano ammirato o
perplesso.
E'
interessante ed istruttivo ritornare in luoghi da dove manchi da molto tempo.
Mano a mano
che passeggiava ritornavano alla mente particolari che risvegliavano ricordi e
sensazioni. E gli sovvennero i motivi per cui si era allontanato dalla
città che amava. Amore, disillusione e abbandono. Un po' le solite cause. Ma
quella volta era stanco, molto stanco.
Era fuggito
per l'ennesima volta. La paura di tempeste in arrivo che lo avrebbero
sconvolto. Quella maledetta ansia di non riuscire ad affrontare la realtà lo
portava a nascondersi.
Dall'alto di
quella fragile instabilità iniziò a percepire cupi boati. Faticava a
socializzare. Il fatto stesso di passeggiare a contatto di persone sconosciute
lo agitava e inebetiva.
Gli tornava
alla mente chi gli aveva rubato il cuore e glielo aveva restituito
insanguinato. Un rosso speciale che si era perso in un oscuro sentiero.
La
dimensione del tempo si era frantumata.
Buio
nell'anima, amore tormentato, rabbioso, furioso....folle. Quel giorno
l'effimera luce che lo aveva invaso sparì come d'incanto. Vedeva la città
deserta, freddi interiori, brividi di febbre l'invasero. Incredulità e
desolazione, notti fredde. Guardava le stelle e si diceva: Ma brillano
ancora! Segno che la vita nonostante tutto sarebbe continuata.
Il teatro
era vuoto.
Questa
immagine sospesa lo accompagnava per molto tempo. Vedeva e non voleva vedere.
Calanti nebbie su anneriti tetti completavano il quadro di quei momenti.
Un filo
d'erba fu strappato ancor prima di crescere. Fiore appena sbocciato e già
appassito. Al gabbiano tarparono le ali. Non potè più volare e morì.
Capì che la
mèta era irraggiungibile e si fermò.
Questi erano
i motivi per cui si era allontanato da quella città e piombando in un abisso
ancora più profondo.
Ma i casi
della vita lo indussero a ritornare. Quanto fu arduo resistere alle tentazioni!
Il richiamo delle origini era forte. Il desiderio impellente ma resistette.
Ritemprò la mente e il cuore. Rimase un dolce ricordo delle cose belle che per
fortuna spesso e per quello spirito di conservazione che ci accompagna ci aiuta
ad andare avanti.
Nessun commento:
Posta un commento