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giovedì 29 ottobre 2015

SENZA FARMI ACCORGERE.







Con le membra colme di piacere
languidamente morte in un sonno d'argento,
Senza farmi accorgere, sentire o vedere,
ho lasciato la mia piccola regina sola
nel letto.
Splendono le palpebre fatate,
e quelle labbra umide, nella quiete
matura sussurrono fantasmi di dolci parole;
sciolgono nell'orecchio dell'immaginazione
come un caro ritornello,"Amore non conosce
sazietà, nè limiti alla perfezione".
Vere, tenere, sagge, mi inchino alle
vostre leggi: questo giorno di felicità è
nato per l'amore.
Così, senza altri indugi, di nuovo entrerò
nel mio cielo.
Rosseggi pure il precoce mattino.

IL SENSO DELLA POESIA








Mi sento rullare in petto un cuore
di Titano, come i Miti che imperavano
sull'orbe selvaggio quando vulcani
roventi e l'Oceano ancora fumoso
per interni focolai ammorbavano l'aria.
Rosseggia l'aurora ai primordi del
Mito, anticipando leggi civili e esatta
ragione.
Imbraccio la mia cetra e con il corpo
affondato nell'erba molle, uno stelo
di papavero fra i denti, adoro le calme
del cielo che irradia calore e mi faccio
poeta....
Un fuoco prepotente e superbo mi invade;
non so dove io finisco, la mia pelle, la mia
mente e dove inizia il resto del cosmo,
della Natura, quel tutto.
ll Sole invade le arterie e una metamorfosi
è in atto.
Un mutamento, un dinamismo vitale, gioia!
I miei denti e mani predano ancora ogni
frutto, ogni realtà bella che si possa toccare.
La mia poesia è un pulviscolo di momenti
d'oro, di sprazzi assolati, di note sospese
e trafitte come farfalle e chiamo tutte le anime
alla festa.
Il mio paesaggio è uno stato d'animo, mi
incanta il simbolo, con il suo linguaggio di
sogno. Mi lascio permeare dalla favola.
Tutto è favola; è la felicità che ha la
Natura per culla e il Mito per colonna sonora.
Sento la poesia come un santuario e io,
da povero novizio, non posso che inginocchiarmi
davanti a una grandezza amica.

SGUARDO DI DONNA.









Il tempo che ho perduto corteggiando,

osservando e cercando la luce che si
trova negli occhi di una donna è stata
la rovina del mio cuore.
Benchè la saggezza mi abbia spesso
richiamato, ho scacciato il buon senso
che mi offriva.
I miei soli interessi furono "Sguardi"
di donna e questi sguardi m'insegnarono
solo follie.
Quando la Bellezza regalava il sorriso,
mi soffermavo a contemplarlo incantato.
Come lo Spirito che le donne di notte
incontrano spesso nella valle degli spettri.
Come quello la Bellezza mi vinse, ma 
mentre mi scrutava, se il raggio dei suoi
occhi si rivolgeva altrove, allora il vento
non correva più di me!
Se ne sono andate queste follie?
Il mio cuore orgoglioso sta forse diventando
troppo freddo e saggio perchè occhi
infiammati possano ancora accenderlo?
No...no....Vano è lo sforzo di spezzare
così dolci legami.
Il potere della povera saggezza, contro
uno sguardo ora è più debole che mai.

sabato 17 ottobre 2015

AMAI





Mi sconvolse
mi coinvolse
e l'amai.
Mi disse
sei dolce
ci perdemmo
nel tempo
donai dolcezza
Donai 
una bianca rosa
gesto d'amore
amai le rose bianche
Sempre donai amore
non conobbi odio
Amai chi mi detestò
Continuai ad amare
Ora con fredde membra
e arido cervello
mi compatisco
Mi volgo indietro
sento quel leggero
profumo di rose bianche
ma sta svanendo.

domenica 11 ottobre 2015

TEMPO E SPAZIO





A una vita
male assortita
vissuta come meteora
ora m'aggrappo
Fredde gocce rigano il viso
come fertile pianto
Una subdola paura
ricopre come un secondo vestito
sempre stretto
Annullare tempo e spazi io bramo
Sottile sgomento e ansia
scorrono in aridi fiumi venosi
Irrompe in rotte finestre
uno strano vento
che arruffa i capelli
e profuma di liberazione
quasi volesse costringere
ad uscire da un'assurda
e voluta solitudine
Fuggita è la fede.
Fiori secchi
fra le pagine di un libro
residuo di un amore
che ha il valore 
di un vaso senza terra.

sabato 10 ottobre 2015

CHI FA BRILLAR LE STELLE?




A volte, ammirando il cielo, mi pongo una domanda: Chi fa brillar le stelle?
Si potrebbe pensare a un dio, a una energia misteriosa. No. Siamo noi, le nostre anime che attiviamo quel meraviglioso fenomeno. Noi che inviamo forza nel cosmo.
Spesso brillano deboli, a volte più luminose. Capita che stenti a vederle, non per le nubi ma perchè qualcosa turba gli animi. Oppure si è tristi a tal punto che la vista è offuscata.
L'amore aiuta ad accrescerne il numero.
Vorrei radunarle in un concerto d'alta musica che duri tanto quanto è la loro energia.
Esse hanno vita, ridono, piangono e soffrono con e per noi. Fanno parte dell'immenso corpo umano di cui il cosmo è composto. Costituiscono le perle di un'immensa collana indossata per un'occasione speciale.
Sospirano, nascono, vagano a volte lente, a volte veloci seguendo in regale corteo la loro regina Luna.
E anche muoiono.
E vanno...da sempre vanno. Ispirazione di poeti e naviganti, sono le nostre compagne e ne condividono i destini.
E spesso, nelle mie divagazioni notturne mi rivolgo sommessamente a loro.
V'odo bisbigliare lassù, o stelle del cielo. Dite qualcosa! I miei versi sono il canto dell'anima, capriccioso, alla ventura. Rinasco con la natura più bruta, tra gli animali.
Odore di miele, di limoni, accoppiamento d'uccelli. Moto d'onde e profumo di boschi.
Canto il folle slancio dell'onde sulla terra. Investito dalla furiosa bufera vibro di passione. Accenno in sordina al preludio e anticipo la melodia.
Mistici deliri, follia amorosa, completo abbandono.
Vi amo stelle! E completamente mi possedete! Potessi essere un gabbiano in cielo, un pesce in mare.
E che mi perda pure....se così dev'essere.
La giovane luna risplende.
brilla il lume della lucciola.
Dolce errare nel boschetto di quercie.
Quando il mondo assopito, sogna.

Allora svegliati!
Non è mai tardi
amore per l'amore!.
E' il modo migliore
per allungare i giorni
e rubare ore alla notte.

LA PIEVE DI SELVA




      
Rammento un piccolo paese
di mezza montagna: il paese
della mia infanzia.
Quattro case una chiesa e cielo.
In cima al colle si apre l'erma
piazza del comune e,
fra casa e casa, oltre il muretto
che contiene e il verde di un


vetusto castagno, si vede
tutta la valle.
Un po' di pace basta a rivelarmi
l'angoscia fertile e l'ansia
di cotanta visione.
Un nuovo soffio di vento
mi ricaccia indietro nel tempo
dove ogni vento cade
quando innocente e puro
gioivo per quei sentieri abbandonati.
Ritrovo il vecchio incrocio d'amore,
il senso, lo spavento, la gioia.
In quel sopore sospeso
la luce, in quella incoscienza
infantile la purezza.
Clivi scoscesi mi guardano perplessi.
Le mie palpebre tremano per
la luce violenta e molle nella
brezza serena.
Sento vecchie voci a me note,
come ombre che vengono a
cibarsi della mia anima.
Tra i primi prati primaverili
sfatti in una luce di paradiso...
trasportato dall'onda dei passi,
questa che lascio alle spalle
Selva, dove si perdono selciati
un po' sconnessi, vecchi come
il tempo, grigi come il tempo,
dove ancora qualche vecchia,
seduta sulla soglia, sogna il
tempo che fu.

giovedì 8 ottobre 2015

FREDDI MATTINI







Questi freddi mattini
non hanno occhi fanciulli.
Vestono sgualciti

sai
per nascondere
il giorno.
Non ci sono passi
tra le immaginarie erbe.
E il canto dei passeri
muore
tra sguardi
senza sguardo

martedì 6 ottobre 2015

IL MITO DELLE TRE MOIRE





Nel bosco m'incammino
fra ombre e luci
Ecco nel crepuscolo
le tre potenti Moire
Cloto tesse
il filo della vita
Lachesi pensierosa
lo misura
Atropo la più terribile
lo taglierà.
Una presenza ostile
m'accompagna
come novello Virgilio
Scorrono 
immagini della coscienza
a significare l'imponderabile
La soverchiante e cieca
superiorità dell'inconscio
Tutto volteggia
tutto scivola 
nell'abisso della morte.
Tutto si agita
tutto vacilla
in immagini di miraggio
Folate di gelido vento
schiaffeggiano il volto
Traditori sudori 
riportano all'effimera realtà
Mani che afferrano
inesistenti barriere
Sul capo spira un vento
che più non rinfresca
sulle labbra una acida pioggia
che inaridisce
Ancora vago
nella nera spiaggia
alla ricerca di me stesso
mentre le Moire
mi costringono a piangere.

sabato 3 ottobre 2015

I MANDARINI






Mi piacciono le bucce dei mandarini
lasciate sui termosifoni, con tutto
quell'aroma che s'incastra fra
orecchie e capelli.
Mi piacciono gli scuri alle finestre
socchiusi, così il giorno arriva
piano piano e la sera è già da
subito.
Mi piace chi si bacia forte con lo
schiocco, per dire che ci si vuole
bene sempre più.
Io adesso non lo dico più che 
voglio bene...io da adesso...
schiocco.
La pelle sa. 
Conosce tutto quello che non 
passa attraverso la presa diretta
della vita.
In lei rimane sempre impressa
quella lucentezza indomita che si
muove dietro le quinte, oltre lo
sguardo, oltre ogni passo che si
sporca d'orme.
Lei è un'ombra piena di luce. lei
sa che io sento.
A volte basta la vaghezza indistinta
di me, che muoio di troppa vita fra
le mani sue.
A volte mi basta questo per trovare
nel disincanto la mia magia.

L'EMOZIONE DELL'AUTUNNO






Pieno di frutti
è arrivato l'autunno
Splendore ingiallito
dei giorni d'estate
Chiazze bluastre
affiorano
da imputridite erbe.
Uccelli che ripropongono
antiche saghe
Vino nei tini
mosta e lavora
Pensieri oscuri
esigono risposte
Croci sparse sul colle
Un gregge 
è sparso nel bosco
incurante
dei latrati del cane
e dei richiami del pastore.
Nubi vagano
sull'immobile stagno
Il contadino tace
nella sua quiete
Terra nera
capanna di paglia
Leggera arriva la sera
Stelle che s'annidano
nelle ciglia dell'uomo stanco
In fredde stanze abita
grande umiltà.
Guardinghi amanti
soffrono delle loro dolci pene
Fruscia il canneto
Nera rugiada
gocciola da spogli salici.
Dolce immenso autunno

VIOLINISTA PAZZO





Dondola 
come un fantasma
col suo scordato violino
Le corde vibrano nel bosco.
Da quel tarlato legno
diffonde note di lacrime.
S'inerpica con fatica
su sentieri mai battuti
Come nave in bonaccia
silenzioso 
si sofferma 
e attende qualcuno
o qualcosa 
E' un poeta viandante
libero da catene
Ha attraversato
il bene e il male
Le sue strampalate note
con magia si fondono
in una sconosciuta poesia
alla sua voce di flauto
tutto il bosco s'incanta
La sua pupilla
s'illumina
Guardingo dalla tana
si affaccia un tasso
s'ode il lamento d'una poiana
La sua musica
culla felci
vecchie pietre
foglie cadute 
nel ruscello
Ora nel buio ogni cosa
imbacucca il crepuscolo
ma qualche stella 
brilla già.
Tutto si fa silenzio
mentre il violinista pazzo
borbottando
se ne va.

PORTE CHIUSE



Scorrere lento di ore
intrise di versi e di sogni
come monotono infrangersi d'onde
che sciabordano in un mare tempestoso.

Rotolano i miei versi
di dolore in dolore
come foglie sbattute dal vento
in cerca di strade tra campi deserti.

Sono una cosa tra cose
in un labirinto di silenzi.
Oltre i confini dei miei occhi
l'orizzonte tace.

Afferro la mia anima
Perché non si spezzi.

Gianni Gualmini