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mercoledì 22 luglio 2015

NONOSTANTE TUTTO.





Le dissi:
- Non vivi neppure una volta se non sai lasciarti andare perchè ogni incontro è un caso -
Bisogna inventare provando a riconoscersi sotto gli strati di pelle. E' fortuna da provare e non da buttare. E' un cioccolatino da farsi sciogliere in bocca. E' vedere con gli occhi chiusi. E' pelle da indovinare tra le dita. E' un incrocio dove qualcuno ha rubato i cartelli.
Sono idee in testa e un libro ancora da leggere. E' studiare per comprendersi. Non è matematica ma lingue da imparare. E' geografia epidermica da ripassare a quattro mani. E' ginnastica da fare, chimica da sperimentare. E' religione per provare a crederci.
Le dissi che le volevo bene ma a lei non bastò. Così anche quella volta mi chiese " quanto". Allora nel controluce di quella notte, dopo l'amore, descrissi silenzioso un impercettibile filo come di ragnatela da un suo seno all'altro e le sussurrai: da qui a qui.
La linea del "nonostante tutto" è una linea che viaggia in bilico tra pazzia e incoscienza, ma che ha ancora un appiglio reale anche se quasi invisibile. L'euforia del "nonostante tutto" mi fa svegliare felice sebbene ultimamente siano state giornate strane.
L'euforia potrebbe apparire poco sensata. Eppure c'è perchè nonostante tutto qualcuno ti sorride ed è un sorriso che invade. Qualcuno ti regala un abbraccio e quell'abbraccio ti cura meglio di ogni medicina... " nonostante tutto ".
Per effetto di terribili giorni trascorsi in ospedale rimuginando sulla precarietà di una vita appesa a un sottile filo di imponderabilità, senza dolori fisici ma tanti interiori iniziai a togliere le doppie punte ai pensieri che facevano fatica ad ingranare. Già pensavo a quella figura quando ancora non avevo idea chi fosse e per quale strano amore vivesse. Quale fosse la natura del mio tormento che colorava le notti in bianco.
Mi prese l'angoscia del cadere delle foglie immerso in quelle luci bluastre della corsia. Me la immaginavo e le dissi ciao.
Non sapevo chi era e da dove arrivava. E nel mio delirio della malattia sentivo che quella eterna primavera in cui avevo sempre vissuto stava morendo.
Fiutai quel senso di provvisorietà, bramai ancora più dolore, ho calzato movimenti già predisposti. Schioccai la lingua alla ricerca del flebile bacio.
Andammo controvento, leggeri passi. Sognai di volare insieme con la consapevolezza che tanto era ancora da fare "nonostante tuttto.
Tessitore di vento (Gianni)

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