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sabato 10 ottobre 2015

LA PIEVE DI SELVA




      
Rammento un piccolo paese
di mezza montagna: il paese
della mia infanzia.
Quattro case una chiesa e cielo.
In cima al colle si apre l'erma
piazza del comune e,
fra casa e casa, oltre il muretto
che contiene e il verde di un


vetusto castagno, si vede
tutta la valle.
Un po' di pace basta a rivelarmi
l'angoscia fertile e l'ansia
di cotanta visione.
Un nuovo soffio di vento
mi ricaccia indietro nel tempo
dove ogni vento cade
quando innocente e puro
gioivo per quei sentieri abbandonati.
Ritrovo il vecchio incrocio d'amore,
il senso, lo spavento, la gioia.
In quel sopore sospeso
la luce, in quella incoscienza
infantile la purezza.
Clivi scoscesi mi guardano perplessi.
Le mie palpebre tremano per
la luce violenta e molle nella
brezza serena.
Sento vecchie voci a me note,
come ombre che vengono a
cibarsi della mia anima.
Tra i primi prati primaverili
sfatti in una luce di paradiso...
trasportato dall'onda dei passi,
questa che lascio alle spalle
Selva, dove si perdono selciati
un po' sconnessi, vecchi come
il tempo, grigi come il tempo,
dove ancora qualche vecchia,
seduta sulla soglia, sogna il
tempo che fu.

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