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lunedì 28 dicembre 2015

Da "Memorie di una ragazza perbene" di Simone De Beauvoir





....Poi, con un candeliere in mano, salivo a coricarmi. Avevouna camera tutta per me; dava sul cortile, davanti alla legnaia, al lavatoio e alla rimessa, che conteneva, decadute come vecchie carrozze, una victoria e una berlina; la piccolezza di questa stanza mi rapiva; un letto, un cassettone, e, sopra una speccie di baule, il bacile e la brocca. Era una vera cella, proprio fatta sulla mia misura, come un tempo la nicchia in cui mi accovacciavo sotto la scrivania di papà. Benchè la presenza di mia sorella di solito non mi pesasse, la solitudine mi esaltava. Quando ero in vena di santità ne approfittavo per dormire sul pavimento. Ma soprattutto, prima di mettermi a letto, mi attardavo a lungo in finestra, e spesso mi alzavo per spiare il respiro pacifico della notte. Mi chinavo, affondavo le mani nella frescura di un cespo di lauroceraso; l'acqua della fontana colava chioccolando su una pietra verdastra; a volte una vacca batteva col suo zoccolo sulla porta della stalla; indovinavo l'odore della paglia e del fieno. Un grillo friniva, monotono, ostinato come un cuore che batte; contro il silenzio infinito, sotto l'infinito del cielo, sembrava che la terra facesse eco a quella voce dentro di me che sussurrava senza tregua; sono qui; il mio cuore oscillava dal suo calore vivo al fuoco gelido delle stelle. Lassù c'era Dio che mi guardava; accarezzata dalla brezza, ebbra di profumi, quella festa nel mio sangue mi dava l'eternità.

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